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UN ANTICO CAMPIONARIO DI MERLETTI
Delle Signorine Ciancarelli di Scanno
di M. Antonietta Mancini
 
UN PREZIOSO ALBUM DI MERLETTI, viene custodito in un’antica dimora di Scanno. Contiene 225 esemplari, molto raffinati, fissati in 27 pagine cartonate, rilegate con cartoncino rosso. Su ognuno è indicato il prezzo in lire (da una lira a 7,50). Sono trine eseguite con perizia. Alcune, di sottilissimo filo, hanno le frange. Sembrano tanti gioielli fatti di reticoli, barrette, palmette, nastrini e punti armoniosi che culminano in svariate volute. Una varietà tanto vasta, dalla più semplice alla più elaborata, da poter soddisfare le preferenze del committente, per ogni genere di applicazione, dall’abitino per il battesimo, ai capi del corredo, alle tovaglie per altari. Con il campionario, anche due trine alte 20 cm., due bordure di cotone finissimo lavorato ai ferri e un alfabetiere, che a Scanno veniva chiamato Santa Croce, ricamato in rosso, con la data, 2 Agosto 1895, e il nome della ricamatrice, Ninetta Ciancarelli.
Ninetta è il diminutivo di Maria Anna, nata nel 1881, che con le altre due sorelle, Concetta, del 1883, e Liboria, del 1887, lavorava il tombolo. Le tre sorelle erano figlie di un medico, Ilario Ciancarelli, e di Maria Filomena Mosca. Abitavano la casa situata all’inizio della Calata san Rocco, ereditata da Gregorio Mosca e Liboria Tanturri, a questi donata da Pietro Cellitti che ne era proprietario perché appartenuta alla moglie che, a sua volta, l’aveva ereditata dagli zii Theopista.
Ninetta, Concetta e Liboria, come i due fratelli, Felice (veterinario) e Giacinto (laureato in legge) avevano studiato. E’ possibile che avessero appreso l’arte del ricamo a tombolo dalle suore. A L’Aquila c’erano istituti monastici dove l’insegnamento del ricamo artistico faceva parte della formazione scolastica. Queste sorelle non erano sposate, probabilmente non avevano trovato un partito adeguato alle loro condizioni di famiglia agiata. Non indossavano il costume scannese ed erano molto riservate. Uscivano solo per recarsi in chiesa, alla Madonna del Carmine o alla chiesa Madre. Le “Signorelle”, come venivano chiamate, erano sollite lavorare al tombolo, tutto il tempo, dentro le mura domestiche o sul balcone di casa,ma mai in strada, come invece facevano le altre Scannesi. Esse avevano la possibilità di disporre di libretti con i disegni, mentre le donne, di ceto meno abbiente, realizzavano il loro lavoro con cartoncini disegnati, di libera ispirazione.
Questa distinzione di classe sociale fa sì che anche il merletto scannese della tradizione, avesse due caratteristiche, che lo distinguono e lo differenziano da qualsiasi altro centro d’Abruzzo.
Per non aver avuto influenze, il tombolo di Scanno ha un’origine autoctona. E le donne, che lo lavoravano, hanno affascinato turisti e viaggiatori, come Lamberto Morelli, che, in “Itinerari”, scrive:
«Scanno, voglio celebrarti anche per la grazia dei merletti che le donne eseguono con un devoto impegno d’amore...»
 
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